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PROGRAMMA

del Governatore Prof. Salvatore (Rino) Ussia

( Relazione letta al Passaggio delle Consegne - Arona 16 settembre 2006)

Care Amiche, cari Amici Kiwaniani,

come alcuni di voi ricorderanno, quando per la prima volta venni nelle vostre divisioni, in quegli incontri che chiamammo Kiwanis domani, analizzai assieme a voi una curva che oggi, a quasi un anno di distanza, possiamo chiamare la curva del sogno kiwaniano.

Fummo tutti d’accordo che per molti si era giunti ad un punto che non lasciava più vedere con chiarezza l’orizzonte di quel sogno che ci aveva spinti ad entrare nel kiwanis. In tutte le divisioni sembrò chiaro che era necessario riportare quel sogno, gli ideali che caratterizzavano il sogno kiwaniano, al primo posto del nostro operare. Mi fu ancora più chiaro allora il compito a cui ero stato chiamato. Lo scambio che avvenne con tantissimi kiwaniani in quelle importanti occasioni mi fu di grande conforto . Lessi nelle infinite indicazioni,  nelle non poche rimostranze, i tanti desideri che negli anni si erano infranti. Ma lessi anche la grande volontà che aleggiava nel nostro Distretto di voltare pagina. Lessi altresì la grande disponibilità non espressa di tantissimi amici a collaborare in questo nuovo cammino, un cammino su un sentiero una volta ben tracciato. E se oggi ci sono elementi o ragioni che ostacolano questo cammino è eticamente necessario rimuovere. E’ necessario cioè che lungo la nostra strada, lungo il nostro percorso si  scorga sempre con chiarezza la direzione, che la nostra mission sia sempre presente.

         L’analisi del questionario sullo stato del Distretto, ormai terminata, ci aiuta oggi a capire meglio ciò che i kiwaniani vogliono che si faccia, ma soprattutto ci indica alcune linee entro cui è necessario intervenire.

         Abbiamo organizzato in accordo con il Governatore Benito e con l’immediato past Governatore Gianfilippo, anche essi ben consci dei problemi del Distretto, gli studi kiwaniani  come un primo momento di riflessione su noi stessi, su temi che scoprii poi ad Indianapolis sarebbero stati indicati come nodi strategici per un necessario e nuovo sviluppo internazionale [il mondo dei giovani, la presenza e il ruolo delle donne nel Kiwanis, l’eticità delle nostre azioni ecc.].

Furono giornate in cui riflettemmo sul valore del sogno kiwaniano, sul valore dell’impegno individuale e collettivo, sul valore del vero spirito kiwaniano, dello spirito di un’organizzazione che pone alla sua base la qualità del socio in funzione del servizio alla collettività e dell’infanzia, non già ai propri personali interessi o progetti.

         Occorre realmente riscoprire nel Distretto il valore del singolo socio, il valore di ognuno dei nostri soci, scoprire che uno solo può fare la differenza, ognuno di noi può fare la differenza. Scoprire che noi possiamo cambiare il mondo che ci circonda, bisogna volerlo, bisogna sentirselo dentro, bisogna abbandonare ogni forma di ipocrisia. L’amicizia kiwaniana non è fatta di parole, ma è l’altra faccia dell’impegno reale, dell’altruismo.

La necessità della riflessione su noi stessi passa obbligatoriamente attraverso la formazione e l’informazione. Se da un lato quindi è necessario rafforzare il livello della formazione, diventa altresì indispensabile lavorare sul piano dell’informazione  che veda realmente  il socio al centro, un socio che riflette sul perché egli decida o abbia deciso di appartenere ad un gruppo come quello kiwaniano, un socio che pone una particolare attenzione alla propria e specifica mission: il servizio alla collettività e al mondo dell’infanzia..

Alla base di tutto ciò vi è una serie di presupposti che si concretizzano  nel fatto che i soci hanno il diritto di conoscere, gli officers hanno il diritto ed il dovere di far conoscere; la comunicazione, in questa fase che prevede anche una possibile riorganizzazione distrettuale, una rimodulazione dello stesso distretto in altre entità diversamente strutturate, diventa quindi la linea fondamentale  per il buon funzionamento della nostra organizzazione. Senza conoscere è molto, ma molto difficile appartenere. Questo è anche quanto è emerso dal questionario che durante questo anno abbiamo approntato. Oltre 800 soci , ben 73 club di tutte le Divisioni ci danno oggi una chiave di lettura ed una indicazione sufficientemente precisa se vogliamo veramente fare un passo in avanti, se vogliamo veramente portare il nostro sodalizio ai livelli europei e rispondere alla sfida che il K I si è posto. E non posso non ringraziare, a nome del Distretto, per l’enorme contributo dato con estrema discrezione in questi mesi a questa grande operazione: il socio e amico Enrico Solimene del club del Novara, per anni impegnato nell’editoria scientifica e per la Ciba International nel settore della comunicazione, al quale ho chiesto un ulteriore pesante impegno nel settore dell’informazione distrettuale.

Oggi dunque per noi è fondamentale individuare come avviare il rinnovamento, su quali leve organizzative poggiare tutti nostri sforzi, come ricostruire o costruire quella che possiamo definire la “cultura della casa” kiwaniana.

Si tratta di avviare una comunicazione finalizzata, una comunicazione come strumento organizzativo, per favorire una consapevolezza generalizzata e non solo di gruppo, di dove siamo, dove andiamo, cosa facciamo. Una comunicazione finalizzata a far conoscere, a mobilitare e costruire consenso esterno ed interno con obbiettivi precisi ed ormai ineludibili quali la comprensione, l’identificazione, la visibilità, ecc.

Il progetto informazione,  per raggiungere gli obbiettivi prefissati,  richiede un primo percorso con un comitato guida che individui gli indirizzi strategici, finalizzi il progetto, monotorizzi il flusso; un gruppo di progetto che definisca le strutture operative, i contenuti e i processi di comunicazione e che calcoli le risorse.  Non è più il tempo dell’improvvisazione e della semplice buona volontà dei soliti pochi. Nei nostri club abbiamo una enorme potenzialità di professionalità  che non possiamo  non utilizzare, non possiamo non immettere nel circuito. Tutto questo necessiterà verosimilmente di un canale d’informazione provvisorio per il quale stiamo allestendo la rete strategica.

La riflessione dei mesi scorsi che mi ha visto confrontarmi con quasi tutte le Divisioni su una serie di temi e problemi altrettanto fondanti per il nostro sodalizio è stata anche una riflessione sui nostri fini, sul  nostro interesse prioritario per il mondo dell’infanzia (serving the children of the world) ed in particolare sul diritto alla formazione dei bambini. Questa riflessione generalizzata ha portato ad individuare il service voluto triennale, ( Una scuola per tutti) che con precisione ci identifichi e meglio rappresenti la continuità e non la individualità di gestione annuale, per meglio realizzare qualcosa di particolarmente visibile non solo nella collettività italiana ma anche in quella europea. E tutto ciò è stato avallato dal consenso alla mia relazione programmatica della Convention di Roma.

E nella logica di una maggiore visibilità partirà nelle prossime settimane un progetto distrettuale che ci vedrà impegnati nell’acquisizione e nella diffusione di biglietti augurali natalizi. Migliaia di biglietti augurali, con il nostro logo e con l’indicazione di chi siamo, potrebbe essere una prima significativa presenza sul territorio per diffondere non solo il nostro logo ed il suo significato (al servizio della comunità e dei bambini)   ma la prova del nostro reale impegno nel settore del service. Tutto il ricavato di questa operazione infatti è destinata al service, presente e futuro.

Care amiche,cari amici, pur in presenza di risorse finanziare, il cui valore è pari al 40% del valore che le quote offrivano solo sei anni fa e che l’assemblea dei delegati nell’ultima convention straordinaria di Cosenza ha ridotto di ulteriori 22.000 euro, ci accingiamo ad avviare il nostro progetto ricordando che i progetti sono realizzabili con il concorso di tutti i soci ed in primis con l’impegno dei presidenti e dei luogotenenti che operano nelle singole realtà locali. Senza il vostro e loro contributo ogni progetto viene a vanificarsi ed nostro sogno, quello di vedere un Kiwanis rinnovato e presente nella realtà italiana ed europea potrebbe essere vanificato. E’ in ognuno di noi ed in quello che realizziamo in favore dell’infanzia, il seme del successo ed il compimento del sogno kiwaniano:  serving the children of the world.

Il motto, bonum diffusivum sui, il bene si diffonde da solo, non vuole essere semplicemente il motto che tradizionalmente il governatore sceglie per sé e per il suo anno di servizio. Il motto, che si riferisce alla natura del bene, alla sua capacità di diffondersi da solo per il fatto stesso di essere qualcosa di positivo, vuole essere il motto di ognuno di noi, delle nostre singole azioni.  Se ognuno di noi opera nel bene, e noi siamo volontari del bene, portatori di valori positivi di cultura e di umanità, , ebbene se sarà così, il bene che faremo, lo sforzo e i sacrifici per operare nel bene e per il bene dell’infanzia, si diffonderà da solo, e, senza volerlo o cercarlo, avremo quei riconoscimenti e quella visibilità di cui spesso parliamo e che auspichiamo, ma che altrettanto spesso non vediamo.

A noi dunque il compito di realizzare il grande sogno kiwaniano, quello di servire i bambini del mondo.

 

Rino Ussia

Governatore 2006-2007

 

(Relazione letta alla Convention di  Roma l' 8 giugno 2006)

Care Amiche, cari Amici

Sette mesi fa, durante la Convention di Catania, mi presentai con alcune linee programmatiche per chiederne l’approvazione e avviarne la realizzazione. Mi fu dato, attraverso l’elezione, un assenso e da allora, in accordo con il Governatore, Ing. Benito Verrina, mi misi all’opera per meglio definire progetti e programmi.

Il programma poggiava su una serie di assunti relativi al ruolo del Kiwanis Distretto Italia – San Marino nel quadro più ampio di una riflessione sullo stato del nostro Distretto e delle aspettative della società e degli stessi soci.

Avevo sottoposto all’attenzione dell’assemblea alcuni problemi che voglio testualmente richiamare:

innanzitutto i problemi che attraversano il nostro sodalizio, - sottolineavo allora e lo ripeto ora - e far finta di averli superati o che siano di secondaria importanza o peggio che si risolvano da soli, non è da persone illuminate.

E sulla base di questa prima riflessione abbiamo avviato un seria ed attenta politica di conoscenza del mondo kiwaniano italiano, programmando e realizzando due significative operazioni: la prima ci ha visto impegnati sul versante degli studi kiwaniani, disposti su tre sedi per favorire la partecipazione di quanti più soci possibile, per favorire l’ascolto e il confronto con tutti. Quasi 400 soci si sono confrontati su alcuni dei problemi e elementi fondanti del Kiwanis: sull’etica innanzitutto, sulla situazione della difforme collocazione dei club sul territorio, sull’organizzazione del Kiwanis, sulla partecipazione femminile e giovanile nel Kiwanis. Ne è emerso un quadro significativo delle reali necessità, ma anche delle serie lacune. E’ emersa altresì la volontà di una maggiore e significativa partecipazione alle scelte, la richiesta pressante di una maggiore formazione ed informazione.

Sul presupposto della necessità del confronto e della conoscenza reale dei problemi e delle potenzialità del Distretto, attraverso gli incontri sistematici del Kiwanisdomani, abbiamo cercato un ulteriore confronto e un significativo approfondimento dei temi e dei problemi che avevano avviato negli studi kiwaniani. Dieci divisioni hanno accolto con entusiasmo questo modello di confronto e altri 400 soci hanno dato il loro prezioso contributo: pur nella variegata diversità tra le divisioni ho potuto cogliere un forte desiderio di rinnovamento, il desiderio di partecipazione alla vita del Distretto, la voglia di uscire dall’ambito del singolo club. Molti giovani kiwaniani hanno dato la loro disponibilità ad essere formati, ma sulla base di un principio etico che ci contraddistingue da altri club service; è emersa sempre di più la volontà forte di occuparci di più e massicciamente del mondo dell’infanzia in termini concreti.

Su alcuni dei nodi portanti del nostro essere kiwaniani abbiamo avviato un ulteriore processo conoscitivo, attraverso un corposo questionario, strumento oggi indispensabile per poter capire fino in fondo il pensiero dei soci e dove sia necessario migliorare il Distretto. Inviato a gennaio a tutti i Lgt. in carica, agli immediati past lgt. e ai lgt. eletti, oggi confermati, perché ne discutessero con tutti i presidenti di tutti i club i quali lo avrebbero poi fatto discutere e compilare a tutti i soci, esso è oggi lo strumento di base di conoscenza del Distretto, lo strumento che facilita e rende credibili le scelte che il Distretto è chiamato ad operare. L’elaborazione dei dati, in ritardo per il ritardo nella restituzione di questionari, è stata avviata e i dati definitivi saranno completati entro la fine di luglio. Tuttavia dal primo significativo campione preso in esame (i questionari di circa 700 soci alla fine di aprile) emerge la necessità di riformulare il modo di accesso al club, di ridefinire il modello di attività all’interno dei club, il desiderio dei soci di una maggiore sobrietà nelle nostre conviviali, la necessità di ridisegnare e razionalizzare le divisioni, la necessità di una maggiore formazione e informazione.

Se queste sono le linee che emergono da sei mesi di confronti e di dibattito e dai primi e provvisori dati del questionario, esse confermano il secondo punto di quanto avevo sottolineato nel programma presentato a Catania, cioè la "necessità di un’identificazione maggiore e più significativa con il service nazionale che –affermavo allora – dovrebbe avere almeno due caratteristiche: una condivisione profonda e soprattutto una continuità nel tempo". Ebbene in tutte le Divisioni, in tutti momenti di confronti che ho avuto questo è emerso ed è stato esplicitato. E’ nel convincimento di tutti noi che un service nazionale e pluriennale ci identificherà in Italia e in Europa in maniera chiara. Rende visibile la nostra reale identità: essere cioè al servizio dei bambini. Da molti momenti di confronto è emerso che non ci si possa più presentare al mondo con un generico "al servizio dei bambini". Oggi sono tanti che si occupano di bambini e noi rischiamo di confonderci e quasi scomparire nell’immaginario collettivo se non definiamo un settore. Da molti suggerimenti mi è parso di cogliere che l’ elemento quasi comune e cardine cui legare il nostro impegno distrettuale, possa essere il mondo della formazione ed educazione dell’infanzia più bisognosa: il diritto cioè all’istruzione. Mi è stato suggerito da molti soci, e da me profondamente condiviso, che potremmo dedicarci a realizzare strutture scolastiche su un territorio ben definito nel rispetto delle tipologie del luogo, con accordi con organismi garanti, con costi e tempi di realizzazione certi. Ed in questa direzione mi sono mosso negli ultimi mesi. L’ipotesi, e tale vuole essere ancora oggi, è quella di realizzare una serie di miniscuole incominciando per un triennio in Costa d’Avorio, su progetti realizzati in loco, con la garanzia della Società delle Missioni in Africa e con un comitato pluriennale nostro per la gestione e la trasparenza del service. Se i club condivideranno il progetto per i prossimi anni i Governatori saranno impegnati in maniera prioritaria alla prosecuzione del service. Io stesso ho proposto al comitato direttivo ed è stato con entusiasmo accettato, l’accantonamento a bilancio di una somma pari al 5% delle entrate ordinarie del Distretto da destinare al service distrettuale e invito i club ad un sostegno al service per una somma relativamente bassa (pari a 10-15 euro per socio), da recuperare attraverso scelte dei singoli club, abolendo la raccolta di un euro, per altro poco e malvolentieri praticata.

Un progetto Distrettuale come questo ci permette di richiede alla Fondazione eventuali contributi. Un progetto come questo, finalizzato ad offrire strutture scolastiche, potrà trovar facilmente sponsorizzazioni e patrocini nei settori educativi e formativi italiani.

Il service distrettuale quindi come elemento di recupero di un’ identità che si presenta sempre più sfocata: dopo quasi quaranta anni dall’istituzione del primo club kiwaniano in Italia manca una risposta univoca ed esaustiva a cosa sia il Kiwanis e quale ruolo abbia oggi il Kiwanis in Italia.

Si sentono ancora tanti amici kiwaniani che in assenza di una chiara ed univoca visione di ciò che è il Kiwanis affermano di avere una personale visione del Kiwanis. Ma cosa sia Kiwanis è chiaramente scritto nello statuto, quali siano le finalità sono ben definite. Come si fa oggi a parlare ancora di visione personale del Kiwanis?

Mi scriveva un socio ed un attento osservatore del mondo kiwaniano "sono ancora troppi i club e conseguentemente le divisioni i cui programmi sono lasciati alla ‘estemporaneità e alla ‘creatività’ dei singoli e non sono frutto di una attenta osservazione della realtà in cui si opera, mediata dall’identità kiwaniana. Spesso non abbiamo uno stile kiwanis univoco che permetta la nostra immediata identificazione a livello di divisione, di club, di singolo socio".

E’ altrettanto evidente che oggi si sono affievolite le conoscenze dei diritti e dei doveri di ognuno di noi all’interno della funzione a cui siamo chiamati: a volte sembra che non si ricordi più quali siano le funzioni e i doveri kiwaniani del presidente di club, del luogotenente, chiamato ad una funzione specifica tra governatore e club.

La mancanza di uniformità istituzionale ad alcune delle regole di base ben definite dallo statuto rischia di far diventare ogni club un entità separata; l’uniformità alle regole rende più forti ed identifica tutti in una medesimo organismo.

Un organizzazione è tale se rispetta le proprie regole comuni per tutti. I club non sono un generico incontrarsi di uomini liberi per fare del bene, ma uomini liberi che liberamente si incontrano in un club che si regge su regole comuni che sono proprie di quel club.

Pur in fase di elaborazione del questionario che tutti voi avete visto o avreste dovuto vedere emerge una drammatica mancanza di informazione. E quando dico informazione mi riferisco ad una informazione di base che significhi conoscenza : sembrerebbe che pochi sappiano quale sia la consistenza delle quote che vengono versate al Distretto, quelle alla federazione europea, quelle per l’internazionale. Da una indagine parallela al questionario, solo l’uno per cento conosce il nome del presidente europeo, ancora meno il nome di quello mondiale. Ebbene non si tratta semplicemente di conoscere un nome, si tratta più verisimilmente di non sentirsi parte di un organismo internazionale, parte di un corpo più grande impegnato a servire l’infanzia in tutto il mondo.

Da queste considerazioni che saranno ancor meglio elaborate entro l’estate emerge tuttavia la necessità di un generale impegno almeno su cinque settori che rendano il Distretto più funzionale alle esigenze dei soci e alle finalità alla quali è chiamato

I settori sono:

1) Documentazione –

2) Finanza e contabilità

3) Service

4) Formazione

5) Comunicazione e coordinamento

 

Ma tutto questo passa e deve passare attraverso una attenta, sistematica, snella informazione che faccia sentire tutti i club parte di un unico corpo .

La realizzazione di questi punti è possibile soltanto se vi è la reale collaborazione dei kiwaniani, se realmente si crede della missione cui abbiamo scelto di aderire. Pensare per esempio che il directory sia perfetto e sia a disposizione di tutti senza la collaborazione di tutti è impensabile.

Quali dunque gli obbiettivi che come distretto ci poniamo nel futuro nella logica di costruire un mondo migliore? Su quelle energie possiamo contare se consideriamo l’elevata età media del kiwaniano italiano?

Ebbene su due versanti è oggi importante impegnarci: il primo è quello del mondo giovanile. Questo impegno non è solo inteso come maggiore attenzione al Kiwanis Junior, ma anche a favorire programmi sponsorizzati che ci vedano impegnati nella creazione di club per i ragazzi e per i bambini.

Il secondo è quello di una sempre maggiore partecipazione e coinvolgimento del mondo femminile. Sono certo che dalla parte delle donne possa venire nel Distretto Italia - San Marino quella energia e quegli entusiasmi che meglio ci aiuteranno ad osservare e ad aiutare il mondo dell’infanzia. La sensibilità femminile credo che sia sempre più indispensabile. La creazione di una consulta femminile distrettuale potrà essere un organismo utile e funzionale alla nostra crescita ed al nostro miglioramento.

Ma vi è ancora un altro versante su cui il Distretto è chiamato ad impegnarsi ed è quello di uno sviluppo più armonico sul territorio. Intere regioni senza la presenza del Kiwanis dopo quasi quaranta anni di Kiwanis in Italia è un segnale che ci deve preoccupare. Maggiore attenzione e maggiori energie verranno profuse affinché si raggiunga un equilibrio tra un centro sud sufficientemente kiwanizzato e un nord che trova difficoltà. Diversità culturali, ma a volte anche differenti visioni del sogno kiwaniano creano difficoltà allo sviluppo del Kiwanis in Italia.

Mi si conceda ricordare che si possa avviare questo processo solo se tutti lo vogliamo, se tutti lo condividiamo, se tornando ai nostri club convinceremo gli amici dell’importanza di questo sforzo. Io porrò tutta la mia attenzione e il mio impegno; sono certo che tutto il consiglio direttivo si impegnerà , ma dobbiamo riappropriarci con convincimento del nostro ruolo nella società, della nostra missione che sono i bambini.

Ed in questa logica costruttiva vedrei il nostro impegno annuale a novembre, durante la giornata mondiale della difesa dei bambino, come la giornata del nostro impegno pubblico. 130 piazze italiana nello stesso giorno ci vedrebbero impegnati in manifestazioni durante le quali sottolineeremo il nostro reale impegno: sarà il momento del confronto con il territorio e con la stampa, il momento durante il quale ognuno di noi rinnoverà con se stesso le ragioni etiche del proprio impegno: il servizio verso i bambini, che ampiamente giustifica il nostro sforzo e il nostro impegno.

Cari amici, permettetemi ricordare un vecchio principio che spesso mi sovviene ed in cui credo fortemente e che vorrò che sia il mio motto: "bonum diffusivum sui", il bene si diffonde da solo, il bene ha una sua intrinseca capacità di diffondersi, prescinde perfino da ognuno di noi. Ebbene noi abbiamo scelto di fare il bene dei bambini. Proseguiamo ed i frutti verranno da soli, i nostri club si moltiplicheranno, le zone vuote gradualmente si riempiranno. Avremo ridato il sorriso a tanti, tanti bambini.

Salvatore Ussia

 

Immagine bimbo

"bonum diffusivum sui"

(Thomas de Aquino, Contra Gentiles)

 

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