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PIEMONTE 3

 

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Kiwansi Club Arona San Carlo

 LEZIONE  DI GIORNALISMO AL CLUB KIWANIS ARONA SAN CARLO 

ETTORE MO, inviato speciale del “ Corriere della Sera , uno dei massimi inviati di tutti i tempi nei paesi tormentati dalle guerre, è stato l’ospite d’onore alla conviviale del Club KIWANIS ARONA SAN CARLO venerdì 22 maggio. Ettore Mo, intervistato dal giornalista televisivo e scrittore Franco Terzera, ha catalizzato l’attenzione dei numerosi presenti all’incontro, raccontando con parole semplici ma efficaci gli anni della propria giovinezza e gli inizi della sua carriera giornalistica, prendendo come spunto il suo ultimo libro “ Ma nemmeno malinconia. Una vita randagia “ edito da Rizzoli.

Nativo di Borgomanero, ma residente ad Arona, fin da piccolo, Ettore Mo ha coltivato la passione di viaggiare per poter raccontare quello che vedeva. Ancora studente universitario, ha iniziato a girare l’Europa facendo tutti i mestieri possibili per mantenersi, tranne uno: il minatore come il papà gli aveva consigliato. Londra, Parigi, Madrid queste le prime tappe che gli hanno permesso, non solo di imparare le lingue, ma di rimanere a contatto con la gente e di porre le basi di quella che sarebbe stata una straordinaria carriera di giornalista e di corrispondente di guerra. E non vanno dimenticati i suoi viaggi per nave, che hanno, in pratica, segnato l’inizio della sua carriera come corrispondente.

Ettore Mo non ha tralasciato di raccontare anche alcuni aneddoti della sua vita; come la sua passione per il canto; grande estimatore del tenore Tito Scipa ha studiato per un certo periodo canto affascinato, anche, dal fatto che lo stesso Eugenio Montale studiava da baritono.

Famose sono rimaste le sue interviste ai Beatles, agli inizi degli anni sessanta, e quelle col generale afghano Massud negli anni ottanta, con il quale, nel corso degli anni, riuscì a stabilire un rapporto di reciproca stima e fiducia.

Ettore Mo è stato e continua ad essere uno dei massimi esponente di un giornalismo fatto da vicino “con le scarpe” per testimonianza diretta.

Luigi Fanchini

 

Kiwanis Club Novara Monterosa

 

La grave tragedia, che poco più di un mese fa si è abbattuta sulle popolazioni d’Abruzzo, non ha lasciato, e non poteva lasciare, indifferenti i soci del Kiwanis Club Novara MONTEROSA, che hanno voluto dimostrare la loro vicinanza ai terremotati con un segno tangibile di solidarietà e di amicizia.

In questa direzione il Monterosa ha programmato, insieme con gli altri Club cittadini, una serata di ballo con artisti di una nota compagnia di Milano, presso il Teatro Coccia di Novara, nel corso della quale sono stati raccolti fondi da destinare all’acquisto di strumenti musicali per la banda del L’Aquila, andati distrutti sotto le macerie provocate dal sisma.

La serata ha superato ogni ottimistica aspettativa sia per la partecipazione del pubblico che per i contributi.  

Inoltre, il Monterosa non ha voluto dimenticare i bambini abruzzesi, sviluppando con altri Club Kiwanis della Divisione Piemonte 3 l’iniziale progetto “Semino fiabe e raccolgo sorrisi”, conclusosi a Malpensa Fiere il 26 marzo scorso, che aveva visto la partecipazione di circa 3500 bambini di scuole elementari di alcune città rientranti nella competenza della Divisione alla presenza delle massime autorità kiwaniane, che avevano premiato i disegni e le fiabe ritenute maggiormente meritevoli. Gli elaborati scelti sono stati raccolti in volume da distribuire ai piccoli degenti in cliniche pediatriche della zona.

E’ sembrato opportuno non disperdere i lavori esclusi, che sono stati fascicolati e destinati ai bambini di Monticchio, una località in provincia di L’Aquila, dove operano due campi base della Protezione Civile Lombarda, cui il Kiwanis contribuisce con volontari del Parco del Ticino.

Lo scopo dell’iniziativa è nello stesso titolo della pubblicazione, Semino fiabe e raccolgo sorrisi, con la quale si intende portare un sorriso, un piccolo segno d’amore a bambini così duramente provati. 

Un altro avvenimento importante e degno da segnalare è stata la gita effettuata il 16 maggio a Locarno e a Domodossola per le diverse motivazioni che l’hanno caratterizzata.

A cominciare dall’itinerario.

Dopo la partenza da Novara è stata raggiunta Arona, dove i soci si sono imbarcati sul battello per una breve crociera sul Lago Maggiore, scenario di tanti romanzi di Piero Chiara. E’ stato così possibile ammirare l’incantevole paesaggio, che, come un sinfonia, si snoda intorno al vasto bacino d’acqua. A cominciare dalla superba Rocca d’Angera che dalla sponda Lombarda sorveglia come una sentinella il lago. Più lontano si scorge, timido e riservato, il trecentesco monastero di Caterina del Sasso, che sembra scolpito nella roccia, che fece da sfondo ad una riedizione televisiva dei Promessi Sposi. Al centro si scorgono i profili delle Isole Borromeo: l’Isola Bella col sontuoso palazzo della famiglia, l’Isola dei Pescatori, da dove il Maestro Toscanini salutava a sera il discepoli prediletto, Guido Cantelli, che soggiornava sulla pendici del Mottarone, che fanno da corona del lago – riva piemontese.

Dopo aver costeggiato i malfamati castelli di Cannero e consumato il pranzo a bordo del battello, i soci sono sbarcati a Locarno, dove alcuni si sono dedicati allo shopping, altri invece sono saliti con la funicolare fino al complesso della Madonna del Sasso, che domina la cittadina ticinese.

Nel primo pomeriggio i gitanti hanno preso il treno della Vigezzina – Centovalli, uno dei pochissimi treni di montagna sopravvissuti, diretti a Domodossola. Il viaggio è stato bellissimo ed entusiasmante ed ha fatto trattenere a qualcuno il respiro, quando il trenino, superato Druogno, ha imboccato la Val Vigezzo, cara a molti artisti tanto da essere definita la Valle dei Pittori ed ha iniziato la picchiata sulla cittadina ossolana.

A Domodossola una folta rappresentanza del locale Club Kiwanis ha accolto gli amici del Monterosa e tutti insieme hanno raggiunto un noto ristorante del centro per la cena.

Al termine i gitanti hanno fatto rientro a Novara, forse un po’ stanchi, ma certamente soddisfatti per aver trascorso una giornata serena, sgombra da preoccupazioni, allietata peraltro da uno splendido sole di mezza primavera (a. l.).

 

 

Kiwanis Club Varese

 

A scuola con il "pedibus": a Varese 17 percorsi

Partirà il 16 maggio il progetto alla scuola Parini. Salgono, così, a 5 le primarie coinvolte in città

Il progetto Pedibus, promosso dall’assessorato ai Servizi educativi del Comune di Varese, prosegue con grande partecipazione da parte degli istituti scolastici.

Sabato 16 maggio si inaugura il Pedibus alla scuola Parini di via Nino Bixio a Giubiano16 maggio con tre percorsi.

In tutto, sono già 17 i percorsi già attivati alle scuole Pascoli, di viale Ippodromo, San Giovanni Bosco di via Busca, Carducci a Casbeno, Garibaldi a Bizzozero e Anna Frank (attivato anche il Bicibus)

Da quest’anno è stata attivata anche la collaborazione con l’associazione Kiwanis, che ha sponsorizzato anche alcuni gagdet per i bambini.

Inoltre il 7 maggio, nell’ambito di un progetto regionale, in collaborazione con Asl e Provincia, sarà attivato un corso per insegnanti e genitori, sul tema dell’alimentazione corretta e del movimento.

Il Kiwanis è un'organizzazione per la collaborazione reciproca tra persone di tutto il mondo che desiderano edificare una migliore comunità umana. L’ "International Directory of Adult Education" dell’U.N.E.S.C.O. definisce il Kiwanis come una organizzazione di servizio che persegue concreti programmi al servizio della comunità e la trattazione dei problemi sociali locali, nazionali ed internazionali.

 

Kiwanis Club Varese

 

Un ulteriore aiuto a favore delle popolazioni terremotate:

la destinazione è sempre Monticchio al campo base della  Regione Lombardia - Protezione civile.

Il nostro aiuto consiste nel fornire abbigliamento donna  gentilmente messo a disposizione dal Negozio Maros Srl di Sesto Calende, e precisamente:n. 37 gonne, n.318 pantaloni, n.143 maglie assortite.

Il Kiwanis Club Varese ringrazia di cuore Maurizia, titolare del Negozio, per tutto ciò che è riuscita a donare.

Il tutto è stato trasportato dai Volontari Parco Ticino di Sesto Calende

 

Jole Capriglia
Past President Kiwanis Club Varese

 

 

Kiwanis Club Novara Monterosa

 

Venerdì scorso 1° maggio, è stato ospite del Kiwanis Club Novara MONTEROSA il prof. Franco Dessilani, insegnante e storico soprattutto del Medio Evo novarese e studioso dell’arte originaria della Valsesia e del Novarese, che ha tenuto una conferenza sui Borghi Franchi sorti nel XII secolo nel territorio di Novara, che può essere considerata la promotrice del nuovo assetto territoriale.

Un tema molto importante  e sotto certi aspetti nuovo, perché ancora oggi sono vive le tradizioni, oltre che i nomi delle comunità.

La pace di Costanza aveva posto fine alo scontro tra l’Imperatore Barbarossa e i Comuni italiani, che, sebbene vincitori, non si sganciarono completamente dalla soggezione imperiale, che anzi divenne anche più pressante. Federico Barbarossa concesse ai Comuni le cosiddette regalie, cioè i diritti spettanti al re, come l’uso delle acque di cui il territorio era fin troppo ricco, lo sfruttamento dei mulini e la giurisdizione militare e civile, ma nello stesso tempo non li sganciò dalla sua politica.

Fu questo il periodo della costruzione delle rogge, i canali che prendevano l’acqua dai fiumi, specialmente dalla Sesia, e la convogliavano verso i campi per favorire l’irrigazione col conseguente aumento dei pascoli. Con questa operazione i consoli, oltre a controllare le acque, fissarono i confini del territorio, che portò allo scontro con i vescovi da tempo padroni della zona coincidente col territorio della diocesi che pressappoco ha conservato la sua composizione fino ad oggi.

Questo nuovo assetto rappresentò una caratteristica italiana a differenza di quanto accadeva in Francia dove “nessuna terra senza signore”.  

La conquistata autonomia indusse il Comune di Novara ad uscire fuori delle  proprie mura e a trovare lo spazio necessario nel territorio circostante. Peraltro l’aumento della popolazione pose problemi di approvvigionamento alimentare, per cui si presentò la necessità di trovare nuovi sbocchi in quella parte del territorio definito contado. Le conquiste territoriali portarono a ledere gli interessi dei signori locali e soprattutto dei vescovi, che furono estromessi dal controllo, anche se riuscirono a salvare il possedimento intorno al Lago d’Orta, che costituì un  enclave in un territorio ormai gravitante nella sfera politico-amministrativa del Comune.

Novara contro le aggressioni dei signori e dei vescovi seppe adottare una politica non violenta accaparrandosi le terre mediante acquisti e patteggiamenti con intere comunità di rustici oppure attraverso semplici annessioni spontanee delle stesse comunità rurali.

Sorsero così i primi borghi franchi, che sottratti al dominio dei signori locali, acquistarono ben presto importanza finanziaria ed economica, che resistette alle pressioni, anche violente, sia dei precedenti padroni che dei vescovi. Infatti i governanti di Novara uscirono vincitori da questa contesa, nella quale utilizzarono, oltre che la forza del denaro, quella delle armi, dopo avere allestito un esercito di tutto rispetto.

Il successo di questa politica va ascritto alle concessioni elargite ai rustici, che si sentirono liberati dagli oneri e dall’obbligo di ubbidienza verso il signore, diventato vassallo del Comune.

I borghi franchi, sorti in questo periodo, così definiti perché godevano di franchigie, erano cioè affrancati, furono tantissimi: Borgo Ticino, Borgomanero, prima Borgo S. Leonardo, Borgolavezzaro, Oleggio, Cerano, Comignago, Bogogno, Mesma Omegna, Intra, già Borgo Sant’Ambrogio, Pietrasanta.

Gli insediamenti spinsero le  popolazioni a fertilizzare le aree incolte ed anche questa attività fu causa di scontri con i signori, che vedevano in tal modo sottrarre braccia al lavoro e spopolare i loro possedimenti.

I borghi ebbero una struttura modellata sui propri bisogni, furono circondati da un fossato e da una palizzata di legno con strade rettilinee, ortogonali fra loro, con al centro la chiesa. L’area all’interno del borgo fu lottizzata per la costruzione delle abitazioni anch’esse di legno con i tetti di paglia. A differenza dei recetti, sparsi in tutto il Piemonte settentrionale,che dipendevano da un signore, i borghi franchi erano liberi ed autonomi.

Il relatore con l’aiuto di diapositive ha tracciato brevi profili di ogni borgo franco sottolineando l’importanza, talvolta anche strategica, che essi assunsero all’inizio della loro avventura e l’entusiasmo che caratterizzò la loro vita fino a quando passarono sotto il dominio dei signori di Milano, prima i Visconti e poi gli Sforza.  (a. l.) 

              

 

 

 

 

   

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