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 Kiwanis International  

  Distretto Italia-San Marino

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        Anno Sociale 2008/09  Governatore   Sergio Rossi                              ... il nostro impegno per i loro diritti

Sede Distretto Italia San Marino   Via Tirone 11, 00146 Roma     Tel. +39 06 45213397  Fax +39 06 45213301  kiwanisitalia@kiwanis.it 

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20 NOVEMBRE

 
GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELL'INFANZIA

per ricordare l’approvazione da parte dell’ONU della Convenzione sui diritti dell’infanzia, importante documento che riconosce ai bambini gli stessi diritti degli adulti.

Il Distretto Italia-San Marino ha preso l'impegno di ricordare questa giornata

promuovendo manifestazioni da svolgersi nell'ambito dei vari club.

La Convenzione sui diritti dell'infanzia rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia.
Contempla l'intera gamma dei diritti e delle libertà attribuiti anche agli adulti (diritti civili, politici, sociali, economici, culturali).
Costituisce uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, oltre ad offrire un quadro di riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in cinquant'anni a difesa dei diritti dei bambini.
La Convenzione è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.
L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt'oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU, sono parte della Convenzione.

 

Attività programmate dai club >>>

 

Ch. Bruno Risoleo (KC Vibo Valentia)

 

Collaborano

                            Ch. Assunta Montesano                  Ch. Giovanni Gallina

(KC Terrasini Calarossa)                (KC Corigliano Calabro)    

 

                     

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Bruno Risoleo ci segnala...

 

Task force contro il disagio dei minori

Secondo l'OMS, nei paesi occidentali, il 20% della popolazione giovanile vive uno stato di sofferenza provocato da una qualche forma di disturbo psicopatologico. Il dato epidemiologico italiano è stato recentemente aggiornato dallo studio Prisma

La Fondazione Sapere, costituita da una task force multidisciplinare impegnata su prevenzione, epidemiologia, formazione e informazione sul disagio preadolescenziale, ha presentato i primi dati epidemiologici del fenomeno, raccolti su un campione italiano. L'indagine è stata condotta in 7 città campione: Roma, Milano, Lecco, Cagliari, Pisa, Rimini, Conegliano, includendo nell'analisi scuole private parificate e statali e circa 3400 studenti tra 12 e 14 anni. E' emerso che l'8,2% dei preadolescenti che vive in aree urbane soffre di un disturbo mentale clinicamente diagnosticabile, In particolare, il 6,5% dei soggetti soffre di disturbi d'ansia e depressione, mentre l'1,2% presenta disturbi "esternalizzanti": disturbi della condotta, ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio. L'età critica di insorgenza dei segni del disturbo è quella dei 14 anni, in cui si registra il picco dei tassi di prevalenza. Per quel che riguarda i fattori di rischio socio-ambientali il livello socio-economico basso e il basso tasso di scolarità dei genitori, in particolare nella madre, è risultato essere associato a una maggiore prevalenza di sofferenza, ma il fattore principale di rischio restava la disgregazione della famiglia.

Gli autori hanno anche ipotizzato un aspetto biologico della fragilità in alcuni soggetti e hanno incrociato i dati con il profilo genotipico nei casi di comportamento aggressivo e melanconico depressivo. In effetti, solo i soggetti portatori di alcuni polimorfismi genetici (del trasportatore della serotonina e dei recettori dopaminergici) specifici associati tra loro, che vivevano in condizioni socio-familiari disagiate, hanno presentato un rischio molto significativo di manifestare comportamenti anomali sul piano dell'aggressività. Anche per l'altro disturbo è stato individuato un assetto neurobiologico (recettori serotoninergici e triptofano idrossilasi) come fattore di rischio determinante per sviluppare depressione, ma solo in condizioni di stress particolari come il vivere in famiglie disgregate. "In Italia è particolarmente vivace una cultura antinosografica in psichiatria infantile. - spiega Massimo Molteni, neuropsichiatra infantile e responsabile dello studio - Questo approccio ha avuto probabilmente il merito di preservare la prassi clinica italiana dalla invasione degli psicofarmaci in età evolutiva, almeno a livello dei servizi medici specialistici dedicati all'infanzia". Ma ha anche reso difficile lo sviluppo di conoscenze epidemiologiche rallentando la programmazione di servizi e di metodologie di intervento.

 

 

 

...un recente comunicato stampa del Ministero delle Pari Opportunità

Garante infanzia in tempi brevi

Tempi brevi per il via libera al disegno di legge 'targato' Mara Carfagna che prevede l'istituzione di un Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. "Dopo il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni", ha sottolineato il ministro per le Pari opportunità partecipando ieri a Roma alla presentazione del Rapporto Unicef 2009 sulla Salute materna e neonatale, "posso annunciare con piacere che il testo è arrivato nelle commissioni Affari sociali e Affari costituzionali della Camera, che forse potranno procedere in sede deliberante, garantendo così tempi brevi per l'arrivo di questa nuova istituzione". "Il Ddl dovrebbe diventare legge quanto prima - ha aggiunto il ministro - e anche il nostro Paese si doterà di una figura così importante, che fra le altre funzioni avrà quella di creare un collegamento con i tribunali per provvedimenti immediati". "Speriamo che il Garante - ha affermato il presidente di Unicef Italia, Vincenzo Spadafora - possa contribuire a fare chiarezza sulle varie competenze e deleghe esistenti in Italia per la difesa dell'infanzia".

 

 

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da Bruno Risoleo

Carissimi amici kiwaniani,

da qualche anno la nostra Organizzazione ha avviato un profondo processo di rinnovamento.

è mutato il logo, i bambini sono diventati una priorità,  è  stata introdotta la parola volontariato, si è compreso che  bisogna operare nel segno della continuità e che soltanto  nelle azioni di service in favore dei children  si ritrova l’unità e la concordia.....

Questo radicale cambiamento ci aiuta anche  a superare  l’atavica tendenza all’autoreferenzialità, allontanare  la disposizione  al protagonismo e vincere definitivamente le tentazioni  narcisistiche che affliggono la nostra debolezza di uomini.

Il Kiwanis è cambiato  non solo nel suo modus operandi, ma  anche nel  modo di porsi all’esterno, nei confronti delle istituzioni, della politica e della società civile.

Sempre con più convinzione, l’agito kiwaniano  si muove nella direzione della difesa dei diritti dell’infanzia.

Anche il motto del Governatore .....il nostro impegno per i loro diritti ci invita a promuovere una cultura più attenta  dell’infanzia   nelle nostre comunità, basata sulla salvaguardia dei diritti.

Nonostante i passi in avanti e i positivi risultati  ottenuti, sono  ancora tanti i pericoli e i rischi per i bambini del nostro Paese e del Mondo .

Gli ultimi rapporti sulla condizione dell’infanzia individuano dei settori di crescita e ambiti problematici che richiedono il nostro impegno.

Lo strumento più importante per la difesa  e promozione dei diritti dei bambini è la Convenzione Internazionale, approvata a New York dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.

Questo trattato internazionale  considera, per la prima volta, il minore di 18 anni come “soggetto” di diritto, cioè detentore di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici, al pari degli adulti.

 

Tra i diritti sanciti  ricordiamo i  più importanti :

 

Il diritto all’uguaglianza

Ogni bambino ha diritto ad un nome e a una nazionalità.
Non può essere svantaggiato a causa del  sesso, dell’aspetto, del colore della pelle, della  lingua, della religione, dell’opinione ecc. 

Il diritto alla salute

Ogni bambino ha il diritto di ricevere aiuto e assistenza quando è malato.

Il diritto alla formazione

Ogni bambino ha il diritto di andare a scuola e di imparare ciò che è importante,
È importante che a scuola i bambini possano sviluppare le loro capacità e che siano incoraggiati a farlo.

Il diritto al gioco e allo svago

Ogni bambino ha il diritto di giocare e di crescere e vivere in un ambiente sano.

Il diritto alla libera opinione, all’informazione e ad essere ascoltati
Ogni bambino ha il diritto di esprimere liberamente i suoi pensieri.
Tutti i bambini hanno il diritto di conoscere ed essere informati sui loro diritti.
Ogni bambino ha il diritto di ottenere informazioni da tutto il mondo attraverso radio, televisione, giornali, libri e di trasmettere le informazioni agli altri.

Il diritto ad un’educazione senza violenza
Ogni bambino ha il diritto ad un’educazione senza il ricorso alla violenza.

Il diritto alla protezione dallo sfruttamento economico e sessuale.

Nessun bambino deve essere maltrattato, sfruttato o trascurato.
Nessun bambino deve essere costretto ad eseguire lavori pericolosi.

Il diritto alla protezione in guerra e durante la fuga
Un bambino che è dovuto fuggire dal suo paese ha gli stessi diritti dei bambini del paese che ha raggiunto.

Il diritto ad una comunità familiare

Ogni bambino ha il diritto di vivere con la sua mamma e il suo papà, anche se questi ultimi non vivono insieme.
I genitori hanno il diritto di ricevere sostegno e assistenza.

Il diritto all’assistenza in caso di menomazione

Ogni bambino ha il diritto ad una vita dignitosa.

 

Alle enunciazioni di principio spesso non fanno seguito fatti concreti .

Consapevoli di questa verità, non vogliamo che la data del 20 novembre sia un  semplice momento celebrativo ma un’opportunità per riflettere sulle violazioni dei diritti fondamentali dell’infanzia nel mondo.

Molte sono le iniziative che si stanno avviando, con grande entusiasmo, in diverse divisioni  in questo mese di novembre  e molte altre saranno attivate nei prossimi mesi.

Ciò che importa maggiormente è quello di  ritrovarci tutti insieme  in questa nobile idealità di difensori  dei Loro diritti,  tramutando l’idealità  in azione concreta e contribuendo al cambiamento delle nostre comunità.

 

.....Uniti nel fare Kiwanis........ un caro saluto

    Bruno Risoleo,  Chairperson Comitato Giornata per l’Infanzia

Versione stampabile

da Assunta Montesano

 

Il Kiwanis a tutela dei diritti dei bambini.

Tutelare i diritti dei bambini è una necessità perché il livello della qualità della vita goduto dai bambini e dagli adolescenti è un potente indicatore dello sviluppo di tutta la società.

A tutela dei diritti dei bambini il Kiwanis interviene con conferenze e service favorendo la realizzazione dei seguenti obiettivi:

1.      Favorire l’acquisizione di una cultura della maternità e paternità libere e responsabili  sostenendo concretamente l'esercizio delle responsabilità familiari e stimolando la formazione di una adeguata rete di servizi pubblici.

2.      Attivare, attraverso service territoriali, interventi che possano sostenere soprattutto i bambini in età pre-scolare e i genitori in difficoltà.

3.      Garantire e proteggere il diritto all’istruzione.

4.      Favorire l'offerta di una rete di servizi, complementari alla scuola e alla famiglia, volti a migliorare la qualità del tempo libero dell'infanzia e dell'adolescenza.

5.      Aiutare a trovare una soluzione all’attuale triste e perdurante fenomeno della violenza e dello sfruttamento dei bambini, della devianza e della criminalità,  stimolando la fermezza e la competenza delle istituzioni.

Favorire l’acquisizione di una cultura della maternità e paternità libere e responsabili  sostenendo concretamente l'esercizio delle responsabilità familiari e stimolando la formazione di una adeguata rete di servizi pubblici.

Si tratta di preparare e aiutare i genitori a svolgere bene e in maniera responsabile la loro funzione. A tale scopo sono opportuni interventi di sensibilizzazione rivolti agli utenti e ai responsabili dei servizi pubblici ospedalieri e territoriali a servizio dei bambini:

-         I consultori, che hanno la funzione di servizio territoriale aperto e competente e intervengono anche  in merito alla contraccezione e all'interruzione di gravidanza, devono poter informare tutte le gestanti sui diritti all'assistenza, all'anonimato, a non riconoscere il neonato. Essi devono contemporaneamente poter rafforzare nei futuri genitori la fiducia di essere attori competenti dei loro progetti educativi, devono informarli sui servizi che potranno aiutarli nelle loro difficoltà genitoriali e devono poterne eventualmente favorire l’accesso.

-         Vanno decisamente potenziati tutti i settori del servizio materno infantile sia per la psicologia che per la salute mentale in età evolutiva, con particolare riferimento a bambini portatori di handicap fisici, psichici,  sensoriali, intellettivi, relazionali. I servizi territoriali come i servizi ospedalieri, devono poter intervenire con capacità diagnostica precoce su tutti i possibili problemi della coppia genitoriale e del bambino, assicurando contemporaneamente ai genitori tutte le forme di sostegno e di informazione utili ad affrontare e migliorare la situazione.

Attivare, attraverso service territoriali, interventi che possano sostenere soprattutto i bambini in età pre-scolare e i genitori in difficoltà.

I primi anni di vita del bambino sono decisivi per la costituzione della sua personalità. In questo periodo il bambino attiva molti investimenti relazionali, affettivi e cognitivi ed è importantissimo agevolare le esperienze di socializzazione nei  suoi primi anni di vita.

Voglio ricordare che quando si dibatte sul problema della socializzazione in età evolutiva e soprattutto dei minori portatori di handicap, questa viene troppo spesso considerata limitatamente al processo di inserimento nel contesto sociale e quindi scolastico. Invece la prima socializzazione è quella che avviene nella famiglia nel primo anno di vita e tutti i processi di separazione, identificazione e, quindi, relazionali, nascono nella famiglia nel primo anno di vita.

Chi si prende cura di un neonato è la mamma e questa figura ha un enorme potere sia per la dipendenza fisica del piccolo sia perché stabilisce su una base erotica il collegamento tra le necessità dell’organismo e il bisogno sociale di essere amati.

Il ruolo di genitore e soprattutto il ruolo di madre è oggi diventato sempre più difficile anche perché sul ruolo di madre pesa una mitologia millenaria, che rende quasi impossibile sentirsi abbastanza materne. Nel mito la madre è una persona che si preoccupa sempre degli altri prima che di se stessa, che trova il suo riconoscimento nel dare, nel nutrire. Con questo ideale le madri impegnate in attività lavorative  pensano spesso di essere madri inadeguate.

Oggi questo tipo di madre “ideale” del mito, costretta a dare poco valore a sé, che può acquisire potere  solo in un dare che non ottiene riconoscimento sociale, per non sentirsi frustrata nella sua identità ha spesso bisogno di sentirsi indispensabile per i suoi figli tanto che finisce per dominarli invece che incoraggiarli a vivere.

Una importante responsabilità educativa consiste inoltre nel vedere il bambino nella sua unicità e ciò può avvenire solo se si evitano massicce proiezioni di propri desideri sul bambino.

     E’ importante un’educazione rispettosa e non abusante della prima infanzia. E’ questa che pone le basi perché si possano perseguire gli obiettivi delle altre successive educazioni.

Se un bambino è stato rispettato avrà dentro di sé, come sapere proprio, le risorse per rispettare gli altri e saprà controllare le eventuali tendenze aggressive.

Per questo diventa di primaria importanza aiutare precocemente i genitori ad entrare nel loro ruolo genitoriale e per fare ciò è necessario comunicare, rendere le masse e i vertici sempre più consapevoli del problema e creare servizi con  operatori in grado di aiutare le coppie genitoriali a risolvere i loro vissuti conflittuali e a liberarsene.

Nella realtà della Regione Sicilia, così come anche nelle altre realtà regionali, i disturbi dello sviluppo a fini diagnostico-terapeutico-preventivi, sono male “inseguiti” da interventi sporadici, non continuativi e non integrati.

            Da uno studio condotto nella Regione Lazio (“Psich. dell’Inf. e dell’Ad.” 1996 vol. 63 pgg. 307-311) circa 4 bambini su 100 presentano difficoltà psicologiche importanti e dolorose che non vengono trattate e che molto spesso costituiscono i primi campanelli d’allarme per future patologie psichiatriche franche e clamorose. Si tratta di bambini che presentano un “pulviscolo” di sintomi che cambiano di anno in anno (con periodi di apparente silenzio) e che nella maggioranza dei casi vengono inquadrati in una sindrome clinica strutturata solo tra i 12 e i 14 anni. Esiste dunque un’enorme fascia di bambini ad alto rischio psichiatrico che, con una politica attenta e non allarmistica potrebbero essere riconosciuti e seguiti già dall’età che va dai 2 ai 7 anni. I Servizi non si occupano o si occupano male di questa fascia di minori che possiamo definire con “sofferenza psicologica silenziosa”.

Un altro gruppo mal seguito è quello dei cosiddetti “piccoli problemi psicologici” che comprendono disturbi del sonno, disturbi psicosomatici, enuresi, encopresi, tics, balbuzie, disturbi oppositori-provocatori, disturbi nevrotici persistenti che, secondo le stime internazionali riguardano almeno 8 bambini su 100 e per i quali vengono richiesti annualmente oltre 16 mila contatti.

Tra i vari disturbi dello sviluppo esiste attualmente la categoria nosografica dei “disturbi generalizzati dello sviluppo non altrimenti specificati (DGSNAS)”, una categoria in negativo senza criteri diagnostici propri. Vi confluiscono tutti quei disturbi che pur presentandosi con difficoltà di comunicazione e/o interazione, e/o interessi ristretti e sterotipati, non rispondono, quantitativamente o qualitativamente, ai criteri diagnostici per l’autismo, per la sindrome di Asperger, per la sindrome di Rett, per i disturbi disintegrativi. In pratica la diagnosi differenziale viene però fatta quasi sempre rispetto all’autismo. In effetti, oltre all’autismo, tra i disturbi con cui va posta la diagnosi differenziale si devono considerare i disturbi dell’attenzione con iperattività, i disturbi dello sviluppo della coordinazione motoria, i disturbi del linguaggio, i disturbi ossessivo-compulsivi, il disturbo di personalità schizoide, il disturbo di personalità evitante.

            La creazione di Centri specialistici della prima e seconda infanzia permetterebbe di giungere ad inquadramenti diagnostici precoci e a precoci trattamenti psicoterapeutici e riabilitativi attraverso:

-   valutazioni psicodiagnostiche accurate;

-  interventi di psicoterapia individuale;

-  interventi di sostegno psicoterapeutico della coppia genitoriale;

-  interventi osservativo-terapeutici del rapporto madre-figlio;

-  psicoterapie familiari;

-  interventi riabilitativi psicomotori e logopedici.

 Garantire e proteggere il diritto all’istruzione.

La formazione e l'apprendimento sono connaturali ai bambini. Il desiderio di conoscere e di saper fare non è solo funzionale al raggiungimento della propria autonomia, ma è anche l'espressione della piacevole curiosità con cui ci si affaccia verso la complessità del mondo circostante. La scuola è il luogo nel quale i ragazzi e le ragazze, i giovani e le giovani devono sentirsi protagonisti, esprimendo potenzialità, interessi, progetti. Per troppi adolescenti, invece, la scuola è un luogo da cui si fugge. L'abbandono scolastico è oggi una piaga sociale che va combattuta sostenendo e riaffermando la funzione insostituibile della stagione formativa scolastica per favorire la crescita integrale delle persone. A tale scopo bisogna impegnarsi per migliorare le capacità formative sia dei genitori che degli insegnanti.

Favorire l'offerta di una rete di servizi, complementari alla scuola e alla famiglia, volti a migliorare la qualità del tempo libero dell'infanzia e dell'adolescenza.

Ci si accorge dell'infanzia e dell'adolescenza, solo quando si presentano "problemi" ed emergenze. Bisogna invece imparare a pensare la normalità della vita quotidiana e rendere le città amiche dell'infanzia. Per crescere bene è necessario che vi sia tempo per i rapporti e vi siano spazi dove vivere la propria età. Questo vuol dire promuovere programmi di aggregazione e di formazione civica di qualità, fondati su modelli educativi aperti e rispettosi della ricchezza del patrimonio sociale, culturale e religioso del nostro paese. Gli orientamenti educativi dovranno corrispondere alla sempre maggiore necessità di formare alla convivenza civile, alla legalità, al rispetto della differenza sessuale, alla salute integrale della persona, al lavoro creativo e produttivo, alla  multiculturalità.

Gli itinerari della crescita, della formazione e della socializzazione sono stati individuati, come luogo di prevenzione del disagio e di rafforzamento delle identità, in una prima legge nazionale di cambiamento nel sistema delle politiche sociali italiane: la legge n. 285 del 28 agosto 1997.

Questa legge ha contribuito ad un risveglio di interesse e di responsabilità delle istituzioni e della società verso i cittadini più piccoli prevedendo l’istituzione di un apposito Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e sociale dell’infanzia e dell’adolescenza.

Tra i progetti ammessi al finanziamento del Fondo è prevista la creazione di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero, anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche (art. 3). L’obiettivo generale degli interventi realizzabili in questo ambito è di creare sul territorio una presenza significativa di azioni orientate a favorire la cultura e la pratica del gioco. L’esperienza ludica è, infatti, una componente essenziale per lo sviluppo della personalità. Un bambino che gioca non è mai un bambino che “perde tempo” ma un bambino che “guadagna tempo” sperimentando libertà e limiti, fantasia e realtà, conflitti e mediazioni.

Nell’ambito del sistema formativo integrato, i servizi centrati sulla valorizzazione del gioco possono coinvolgere anche la scuola ponendosi come vere e proprie “aule didattiche decentrate”, alla stessa stregua cioè della biblioteca. Attività di laboratorio, esperienze di animazione e creatività, svolgimento di giochi di simulazione, possono costituire offerte interessanti che valorizzano questi servizi anche in orario scolastico. Ciò può consentire ai bambini/e di conoscerne le opportunità per poi utilizzarle anche nel tempo libero, e alla scuola di aprirsi al gioco senza venir meno alla propria identità pedagogica.

Accanto al rapporto con la scuola altri obiettivi qualificanti dei servizi ricreativi centrati sul gioco sono: lo sviluppo delle pari opportunità fra maschi e femmine nel gioco, lo sviluppo della socializzazione e integrazione fra soggetti appartenenti a diverse etnie e culture e una forma di prevenzione del rischio, del disagio, della devianza.

Il gioco ha il grande vantaggio di creare situazioni accoglienti in cui il bambino è portato ad inserirsi con un ruolo attivo in cui interagisce e comunica, mostrando effettivamente se stesso.

Il gioco dunque e i centri ricreativi si rivelano anche un campo d’esperienza fondamentale per un educatore attento a cogliere in atteggiamenti e comportamenti dei soggetti più giovani gli eventuali indicatori di difficoltà e disagi su cui intervenire.

Aiutare a trovare una soluzione all’attuale triste e perdurante fenomeno della violenza e dello sfruttamento dei bambini, della devianza e della criminalità,  stimolando la fermezza e la competenza delle istituzioni.

Bisogna contribuire a:

  • far conoscere la realtà della violenza contro i minori, anche e soprattutto all'interno della famiglia,
  • indagarne entità e caratteristiche 
  • creare le condizioni per interventi che combattano alla radice questo fenomeno.
  • costruire le condizioni per limitare il danno nei bambini maltrattati.

E' certamente importante reprimere ogni forma di violenza contro i minori, ma occorre farsi carico di prevenire e di spiegare, per facilitare in tutti gli adulti l'attitudine a comunicare e relazionarsi correttamente con i più piccoli.

            La Legge nazionale 328 del 2002 è la “legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” e può essere utilizzata per progettualità relative a questa che si può ben definire una situazione di grave emergenza sociale.

L’abuso del minore all’interno della famiglia deve farci sempre considerare la “situazione contestuale”, il ricco intreccio di fattori e protagonisti diversi che riguardano i genitori, gli eventi della famiglia e il contesto sociale nel quale questa è inserita.

Il quadro è estremamente complesso perché spesso l’abuso ha a che fare con delle famiglie in cui il controllo degli impulsi è precario e, laddove devono avvenire delle negoziazioni, si usa l’ostilità, l’aggressività e così via.

All’interno delle famiglie possono poi crearsi situazioni scatenanti legate a fattori di stress e  il bambino può avere delle vulnerabilità che esprime in comportamenti difficili.

Quando in caso di abuso ci si rivolge al clinico questo deve essere in grado di cogliere soprattutto l’intenzionalità implicita del bambino e ciò tra tendenze molto contraddittorie e con molta difficoltà nel  tentativo di salvaguardare un rapporto.

L’intenzionalità implicita è una intenzionalità di cui il bambino non è consapevole e che non è in grado di esprimere in parole; siamo noi che  osservando il suo comportamento dobbiamo scoprire i suoi bisogni e quindi la sua volontà.

Tutto ciò è estremamente complesso e implica formazione degli operatori e capacità di ascolto, ovvero capacità di saper osservare, di saper cogliere tutti gli stati d’animo del bambino, accanto alla conoscenza  dei modelli teorico-clinici del funzionamento infantile.

L’intervento di valutazione e di successiva presa in carico del minore deve comunque ruotare intorno ad un problema prioritario che è quello di considerare il minore vittima di reato all’interno del complesso scenario familiare e sociale in cui si è realizzata la violenza.

Troppo spesso si fa  uscire rapidamente di scena il contesto familiare e molti interventi mirano solo ad isolare immediatamente il bambino dal contesto familiare per motivi tra virgolette protettivi, senza lavorare su questo contesto e sulla relazione. Ma noi sappiamo che le separazioni protettive hanno dei limiti e non possono essere effettuate nel  totale abbandono del contesto familiare perché in questo tipo di separazioni il rientro del bambino dovrà prima o poi avvenire nello stesso contesto familiare dal quale il bambino è stato allontanato.

La nuova legge che ha riformato l’istituto dell’adozione ( Legge n. 149 del 2001 ), in attuazione dei principi espressi dalla Convenzione ONU, afferma che il minore ha diritto ad essere educato all’interno della propria famiglia e che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non siano d’ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla famiglia.

Ø      Tuttavia gli interventi di sostegno alle famiglie in difficoltà sono ancora carenti e l’affido familiare scarso.

Quando poi quest’ultimo viene utilizzato dall’autorità giudiziaria perde i suoi connotati tipici di assistenza temporanea e provvisoria al bambino in difficoltà. Il lavoro sul contesto familiare, quando viene fatto, avviene il più delle volte in maniera “selvaggia”, senza una progettazione e una programmazione del tipo di intervento e dei tempi necessari al rientro del bambino nello stesso contesto. Questo rientro in genere non avviene, in parte a causa del cronicizzarsi della situazione di disagio dei genitori, in parte perché l’affidamento costituisce a volte l’anticamera dell’adozione.  

 

v     Un diritto fondamentale del minore vittima è quello di avere una rappresentazione giudiziaria. L’art. 12 della Convenzione Internazionale dei Diritti del fanciullo prevede:

     “Gli stati garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo devono essere debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità. A tal fine si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale”.

Al centro c’è il problema della capacità di discernimento. La capacità di discernimento va collegata ai contesti considerati. Se un giudice da delle informazioni con un linguaggio rigorosamente giuridico è chiaro che il bambino capisce poco, ma se organizza una comunicazione circolare con lui che  consente la verifica di cosa comprende il bambino gli si possono dare informazioni molto complesse ad un’età anche molto bassa. 

Con il bambino dunque non si deve rapportare l’adulto che misura e valuta ma l’adulto che attiva e fa emergere le sue capacità. Per rispondere allo spirito di questa norma si richiede che l’adulto cambi qualcosa  del  suo modo di ascoltare il bambino,  del suo modo di informarlo,  del suo modo di decidere con lui e per lui,  del suo modo di rappresentarlo continuamente.

Se non si opera perché tutto ciò si realizzi i rischi possono prevalere perché adulti incompetenti possono ridicolizzare e annullare la norma dimostrando che è solo ideologica.

Noi oggi non abbiamo ancora la possibilità di avere una rappresentazione del minore vittima nel processo,  chiaramente nell’ambito di un intervento rispettoso e organizzato a seconda delle necessità della vittima, ad es. con uno specchio monodirezionale, nell’audizione protetta (-art. 392 e ss. C.p.p.-). La presenza concreta della vittima comporta una sua presa in carico più precisa e rispettosa all’interno della scena giudiziaria. Oltre all’audizione protetta tra le modifiche alle norme dell’ordinamento di procedura penale è stata introdotta l’anticipazione dell’ascolto in sede di incidente probatorio. Lo scopo fondamentale della nuove procedure è quello di evitare che il minore vittima-testimone in un processo penale venga fatto oggetto di un esame incrociato e subisca così una seconda vittimizzazione.

Ø      Ma laddove questi strumenti vengono applicati, il loro scopo primario resta lettera morta perché la testimonianza del minore non viene raccolta in tempi brevi, con professionalità, evitando le contaminazioni dei ricordi e fornendo al giudice elementi chiari e incontrovertibili.

Si avverte sempre più l’esigenza che le figure che si muovono intorno al minore (giudici, psicologi, assistenti sociali, poliziotti, insegnanti, ecc.) acquisiscano competenze sempre più specifiche per fronteggiare nei loro diversi ambiti e in tempi adeguati le varie fasi dell'’iter giudiziario a cominciare dalla denuncia dell'’abuso.

La Convenzione di Strasburgo mette il bambino nella condizione di esercitare i suoi diritti, di essere attivo nei confronti dei suoi diritti: diritto di essere ascoltato, informato prima di essere ascoltato e dopo le decisioni. Il bambino ha quindi una posizione attiva nei confronti degli adulti e della famiglia. Ciò cambia la sua posizione in famiglia e la posizione della genitorialità nei suoi confronti, cambia la sua posizione nei confronti degli operatori sociali e degli operatori del diritto e viceversa. La Convenzione di Strasburgo porta a compimento un lungo dibattito sui diritti del bambino con una Norma che può sembrare paradossale e rischiosa.                         

Bisogna far conoscere questa norma chiarendo che con essa il bambino non diventa adulto ma rimane bambino soggetto dei propri diritti e che ciò che essa vuole cambiare è: l’esercizio della conoscenza del bambino,  dell’ascolto del bambino, delle decisioni sul bambino.

Il rischio più grave in cui oggi si può incorrere se non si interpreta e attua la norma in maniera adeguata  è che facendo diventare il bambino sempre più adulto si indebolirà ancora di più la famiglia, la quale delegherà sempre più ad altri adulti il problema in qualsiasi occasione di difficoltà.

In questo modo  il bambino può perdere l’unica e più importante “agenzia” a sua disposizione, la più reale e costante, perché si possono avere tanti adulti che rappresentano e tutelano il bambino, ma nessuna agenzia come la famiglia assicura funzioni affettive e relazionali continuative.

 

Dott.ssa Assunta Montesano

Neuropsichiatra Infantile

 

KIWANIS INTERNATIONAL Distretto Italia – Divisione Sicilia 6

Presidente Kiwanis Club Terrasini Calarossa

 Versione stampabile

 

 

Attività programmate dai club

 

Novembre 2008

 Kiwanis Club

 Manifestazione

19 Torino Cena di beneficenza
20 Canicattì Cineforum per gli alunni di una scuola secondaria di I° grado
22 Vibo Valentia Convegno - Bullismo e legalità
20-22 Lentini

"Ti affido una famiglia"

Brochure

Premiazione

20 Bergamo Orobico Concerto a scopo benefico
18 Sicilia 1 Manifestazione teatrale a Messina
20 Scicli Convegno "Una Vita che cambia"
20   Calabria 2   Convegno: "Diritti dei bambini: dovere degli adulti"
20 Augusta Maxi Cartellone e Concorso di disegno "La mia Città"
20 Genova Columbus Tavola rotonda e Spettacolo
20 Foligno Cartolina postale a tiratura limitata
20 Roma Michelangiolo Calendario 2009
20 Siracusa Conferenza-seminario
20 Piemonte 3 Concorso “ Semino fiabe e raccolgo sorrisi”
8-9-22 Alessandria Concerto-concorso
15 Piombino Riviera Etrusca Premio Delponte a Pasquini dell'AGBALT
20 Villa San Giovanni Locandina
28 Umbria "La protezione del minore"
20 Cosenza Convegno "Adozioni nazionali e internazionali"
21 e 23 Noto Barocca Visita a due Comunità
28 Livorno Bassa Val di Cecina Conferenza
28-29 Rosolini "Una scuola per amica"
20-21 Pisa "Un mondo di bambini" Raccolta fotografica
     

 

 

 

 

 

   

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