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KIWANIS  CLUB ARONA OVEST TICINO

 


KIWANIS  CLUB PARMA

Enrico Fontana

unitamente a tutti i soci del

Kiwanis Club Parma

ha il piacere e l’onore di invitare

la S.V. e gentile consorte al concerto di musica

 “ STABAT  MATER ”

  

Evento di canto e musica sacra, intervallato letture di brani e poesie, organizzato nel periodo pre-pasquale  (lunedì 5 Aprile ore 20.30 presso la Chiesa di S.M. degli Angeli a Busseto e mercoledì 7 Aprile ore 21.00 presso la Chiesa del Santo Sepolcro a Parma)

  per il tema e i contenuti in esso espresso. Sarà eseguito 

-          Musica, Stabat mater di Giovanni.Battista Pergolesi (1710 - 1736):

Duetto: Stabat mater dolorosa - Aria: Cujus animam gementem - Duetto: O quam tristis et afflicta - Aria: Quae moerebat et dolebat - Duetto: Quis est homo - Aria: Vidit suum dulcem natum - Aria: Eja mater, fons amoris - Duetto: Fac ut ardeat cor meum - Duetto: Sancta Mater, istud agas – Aria: Fac ut portem Christi mortem - Duetto: Inflammatus et accensus - Duetto: Quando corpus morietur

 -          Brevi letture, da temi tratti da poesie sacre o testi biblici, lettura e interpretazione in volgare italiano del testo liturgico dello Satbat Mater traduzione consigliati dall’Ufficio Liturgico Della Curia di Parma; voce dall’attore Davide Menchetti

 -          Componenti Voce Soprano:

-          Yumi Yaginuma (Giappone) – Voce Contralto: Nadia Petrenko (Ucraina) - Voce Attore: Davide Menchetti (Italia) – Organo: Maestro Emanuele De Filippis (Italia)

  

Sarà nostro particolare piacere accogliervi nella data di Busseto, ma è nostra premura ricordarvi della presenza del Governatore nella data del 7 Aprile ore 21.00 presso la Chiesa del Santo Sepolcro a Parma, centro città

 

Al termine del concerto

verrà offerto un rinfresco a tutti i soci del Kiwanis International unitamente agli artisti della serata.

  Enrico Fontana De Rangoni

- presidente Club Kiwanis International di Parma

 

Per informazioni:

uff. Presidente,str. Ponte Caprazucca, 5 - 43100 Parma tel. 329-7143950 - Fax 0521-504715 E-mail : info@kiwanis-parma.org www.kiwanis-parma.org

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JACOPONE da TODI (1233 ca. - 1306)

Potente personalità di frate francescano, in lotta con la corrotta chiesa "ufficiale" (fu scomunicato e incarcerato da Bonifacio VIII), Iacopone è anche e soprattutto grande poeta, capace di coniugare la raffinata formazione letteraria giovanile con un'adesione potente e istintiva all'espressione della religiosità popolare.

 

La sua celeberrima lauda drammatica Donna de paradiso è il primo esempio veramente grande di teatro - teatro religioso, ma pur sempre teatro - in volgare italiano, e tratta proprio, anche se con ben più drammatici accenti, la stessa scena della Madonna ai piedi della croce che troviamo nella sequenza, nello Stabat Mater.

 

La sequenza, in generale, è un genere fiorito nel medioevo a partire dal X secolo ca., un componimento poetico di libera, e spesso splendida invenzione (come testimoniano le sequenze di Wipone, di Adamo di San Vittore, di Tommaso da Celano) destinato a "farcire" la liturgia ufficiale (ad esempio l'Alleluja della messa) e in molti casi dotato di melodie originali straordinariamente belle.

 

Nel Cinquecento il rigorismo liturgico del Concilio di Trento condannò molti di questi autentici tesori della melica e della spiritualità medievale all'uscita dai libri dei celebranti, salvando però le sequenze più belle e popolari, fra cui, oltre allo Stabat Mater, citeremo almeno il Dies Irae (testo attribuito a Tommaso da Celano.

 

Quanto allo Stabat Mater, era destinato alla messa mariana dei Sette Dolori, ma nel 1727 papa Benedetto XIII stabilì che venisse usata nella liturgia delle ore del venerdì santo (attualmente, comunque, il breviario la colloca nella festa mariana dell'Addolorata).

 

La situazione liturgica (o paraliturgica) e la bellezza dei versi raccomandano da secoli questo testo all'attenzione dei compositori.

 

Un florilegio dei più celebri Stabat Mater della storia della musica colloca accanto nomi lontani nel tempo e nello spazio: dalla quieta e severa ma eloquente intonazione polifonica di Giovanni Pierluigi da Palestrina a Giovan Battista Pergolesi, il cui Stabat Mater (1736) si spinse rapidamente fino agli estremi d'Europa, come spinto da un calore d'espressione veramente da grande musica italiana; dalla limpida e soave lettura cameristica di Luigi Boccherini a quella "teatrale" fino all'oltranza di Gioachino Rossini, allo Stabat Mater di Giuseppe Verdi (è uno dei Quattro Pezzi Sacri) che rinverdisce attraverso un'intuizione sorprendentemente moderna antiche fonti di melos gregoriano.

 

Il XX secolo ha visto tutt'altro che in declino, anzi, la fortuna fra i compositori della sequenza di Jacopone, musicata, fra gli altri, da Karol Szymanowski, Virgil Thompson, Francis Poulenc, Krzysztof Penderecki, Arvo Paert, il cui Stabat Mater nell'esecuzione dell'Hilliard Ensemble è stato uno degli autentici "casi" e netti successi, anche discografici, della musica colta contemporanea.

 

GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI (Jesi 1710 - Napoli 1736)

 

Una vita brevissima, una meteora nel panorama musicale italiano della prima metà del Settecento. Eppure Giovanni Battista Pergolesi rappresentò il primo caso musicale europeo: la leggenda ed il mito si sostituirono alla storia, talvolta non rendendo giusto merito alla grande vena creativa del giovane marchigiano.

 

La sua vicenda umana, del resto, molto si prestò all’adagio oleografico: nato da famiglia umile ed assillata dai debiti, minato nella salute, lontano da ogni affetto, morto in solitudine in un convento a soli 26 anni. Una biografia che invita al mito, e per decenni l’agiografia non ha fatto giustizia di un musicista dalla grande inventiva, che con “La serva padrona” inaugurò un genere musicale nuovo, l’opera buffa che avrebbe avuto più avanti massima espressione in Mozart e Rossini.


Nato a Jesi da famiglia minata dalla tubercolosi (i fratelli tutti morti in tenerissima età, morti giovani anche i genitori) e colpito da poliomelite che gli offese una gamba, Giovanni Battista sin da bambino fu avviato in ambiente ecclesiastico allo studio della musica, divenendo precoce e valente violinista. Questo gli permise di frequentare come musico i salotti della nobiltà jesina, e di ottenere l’aiuto di alcune famiglie abbienti per andare a studiare, intorno al 1723, nel Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli.

 

Per la capitale del regono delle Due Sicilie erano anni di grandi mutamenti e di grande fervore culturale. Napoli era l’incrocio delle culture e, per la musica, il palcoscenico di ogni nuova proposta. Pergolesi respirò pienamente quest’aria culturale, assimilando soprattutto gli stimoli al nuovo, tanto che nella sua prima composizione eseguita in pubblico nel 1731 a Sant’Agnello maggiore “Li prodigi della Divina Grazia nella conversione e morte di S.Guglielmo duca d’Aquitania” insieme allo stile barocco ancora tipico del dramma sacro, inserì una sconosciuta ma irresistibile vena comica, che ritroviamo successivamente nel suo primo grande successo, “Lo frate ‘nnamorato” in scena al Teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1732.


Un successo pieno, sottolineato dalle diverse riprese del titolo e dai grandi riconoscimenti dei quali il giovane Pergolesi divenne oggetto, non ultima la nomina a organista della Cappella Reale e, due anni più tardi, a maestro sostituito con diritto di successione della Cappella musicale.

 

Prolifico la sua attività: oratori, operine, cantate, musica sacra e strumentale. Nel 1733 musicò “Il prigioniero superbo”, opera seria in scena nell’agosto. Ma la vera fama gli pervenne con “La serva padrona”, opera buffa destinata non solo a eternare la musica del Pergolesi, ma a divenire filone musicale sullo scenario non solo napoletano.


Protetto da nobili famiglie filoaustriache, in particolar modo i Caracciolo e i Maddaloni, al rovesciamento del governo napoletano, Pergolesi le seguì a Roma dove rappresentò (maggio 1734) la “Messa in fa maggiore “ in San Lorenzo in Lucina, operazione che gli precluse le simpatie del nuovo governo dei Borboni.


Di nuovo a Napoli, nell’ottobre 1734 presentò nel Teatro San Bartolomeo “Adriano in Siria” (libretto di Metastasio). Nel gennaio successivo andò in scena a Roma “Olimpiade”, ancora su libretto di Metastasio. Minata dalla tubercolosi, la salute del Pergolesi andò peggiorando, tanto da consigliare il soggiorno a Pozzuoli per godere del clima più mite. Ospite del Convento dei Cappuccini, si dedicò particolarmente alla musica sacra, ed ecco due grandi compisizoni, il “Salve Regina” e lo “Stabat Mater”, su commissione dell’Arciconfraternita della Vergine dei Dolori per sostituire l’opera di Alessandro Scarlatti.

 

Lo “Stabat”, destinato con “La serva padrona” ad eternare la sua fama, fu completata da Pergolesi poco prima della morte, avvenuta il 17 marzo 1736. Fu sepolto nella fossa comune della cattedrale di Pozzuoli. Le sue cose furono vendute per pagare i funerali. Aveva soltanto 26 anni. La morte prematura, la prolifica produzione, il fascino di quella musica nuova, consegnarono il suo nome, fin’allora ristretto fra Napoli e Roma, alla fama europea.

 

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